L'areoporto di Forlì
da romagna oggi:
FORLI’ – “Le istituzioni locali ci devono credere”. Elvio Galassi, assessore comunale con delega all’Aeroporto, spinge nei confronti di Provincia e Camera di commercio affinchè investano di più sullo scalo forlivese e aiutino così il Comune a ripianare il debito che grava sul bilancio dell’aeroporto. Quest’anno l’Amministrazione comunale dovrà pagare 430mila euro per ‘chiudere’ il buco: sul provvedimento i Verdi, presenti in giunta, si sono astenuti.
Galassi, intervenendo durante il Consiglio comunale dedicato all’argomento, ha puntato anche sul coinvolgimento degli enti dei territori vicini, vale a dire Ravenna e Cesena, visti gli sforzi promozionali che il ‘Ridolfi’ sta compiendo a favore anche di queste aree con la società “Promozione e turismo”.
L’opposizione di centrodestra ha votato contro la delibera che ha approvato il piano di rientro del debito accusando gli amministratori di scarsa capacità di gestione e di sperpero di denaro. Sotto accusa le spese per il personale, per le consulenze e per la promozione dei voli. Perplessità anche da parte dei Verdi, componente importante della maggioranza di centrosinistra, che hanno così deciso di astenersi dall’approvazione del piano. Favorevole, invece, il gruppo “Nuova Romagna” con il consigliere Piergiuseppe Bertaccini.
Per parlare dell'areoporto di Forlì dovremmo fare prima qualche passo indietro.
Partiamo da chi è la società la società di gesione, la SEAF (Società Esercizio Aeroporto Forlì), e passiamo subito alle quote di partecipazione:
- Aeroporto "G.Marconi" di Bologna Spa (35,000)
- Comune di Forlì (26,886)
- Regione Emilia-Romagna (25,026)
- Provincia Forlì-Cesena (5,000)
- Camera di Commercio Forlì-Cesena (5,000)
- Comune di Cesena (2,500)
- Ass.ne degli Industriali di Forlì-Cesena (0,587)
- Altri soci (0,001)
Quindi la società è per il 60% in mano pubblica, e per il 30% in mano privata.
La società che detiene la quota di partecipazione privata maggiore è la: Aeroporto 'G. Marconi' di Bologna S.p.A., la società privata che gestisce l'areoporto di Bologna.
Di chi è questa società? Bene:
- Camera di Commercio di Bologna (50,45)
- Comune di Bologna (16,75)
- Provincia di Bologna (10)
- Regione Emilia Romagna (8,80)
- Aeroporti Holding Srl (5,01)
- Altri Soci (8,99)
Si può tranquillamente dire che l'areoporto di Forlì, tolta una quota marginale, è quasi interamente in mano pubblica.
Nonostante la gestione non stia funzionando esattamente bene, Galassi vuole coinvolgere altre amministrazioni pubbliche invece di nuovi investitori privati (che chissà, avrebbero piacere di far rendere il loro investimento).
E' preoccupante vedere come l'amministrazione pubblica continua ad investire (e parliamo di 400 mila euro) su aziende che ormai dovrebbero essere private e non sulla qualità della vita dei suoi cittadini. Possibile che a Forlì nessuno si accorga che il modello pubblico e privato insieme non funziona? Quante altre controllate devono avere il bilancio sul rosso profondo per capirlo?
Nel suo blog Alessandro Ronchi inserisce la sua perplessità riguardo la distribuzione delle spese, cioè quella relativa alla promozione e rappresentanza: pari a 2,3 milioni di euro.
Una cifra smisurata dato che ogni passeggero (nel 2006 circa 618.000) costa quindi solo in pubblicità quasi 4 euro.
Perchè sono tanti? Presto detto.
Forlì si è specializzata nei voli low-cost con costi per biglietto da 60 euro a 100 euro. l'incidenza è notevole dato che la struttura riceve una parte del prezzo del biglietto da parte della compagnia aerea. Supponendo che l'areoporto di quelle 60 euro ne prenda quasi la metà, anche se improbabile, e come se spendendo 10 euro al supermercato 1,5 euro fossero necessari per le spese pubblicitarie; peccato che poi ci siano anche le spese della struttura ed il prodotto da vendere.
In una situazione del genere è chiaro che l'azienda sia in perdita.
Normalmente le società per azioni (s.p.a.) hanno tanti soci (rappresentati dalle azioni che hanno in mano), un amministratore delegato ed un consiglio di amministrazione che gestiscono l'azienda.
Se la società va in rosso, normalmente, la prima cosa da fare è quella di mettere sotto processo l'amministratore delegato, dato che lavora male. Non gli azionisti!!!
Nel capitalismo nostrano avviene proprio questo invece: la società è allo sfascio ma gli enti pubblici (in qualità di soci) ci devono mettere le mani per risolvere il problema. Altrimenti la società deve lasciare a casa i dipendenti, il comune perde di credibilità, perde una struttura strategica, ecc...
Un ricatto in piena regola: dove i soci diventano controllati dall'amministratore.
In questa situazione ogni tanto qualcuno dovrebbe prendersi le responsabilità per cui i suoi elettori l'hanno mandato in comune.
D'altra parte: i consiglieri rappresentano i cittadini o gli interessi del comune di Forlì e della regione?
(tutti i dati sono stati raccolti su internet, presso i relativi siti istituzionali)
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